Dodici anni fa eravamo in piena battaglia a Genova. Il sogno di cambiare il mondo, l’ingenuità di pensare che bastassero materassini e bottiglie di plastica messe insieme alla meno peggio per difendersi, la stanchezza per aver passato la notte a scavare per evitare che il Carlini si allagasse, l’ansia della resa nel percorso del ritorno verso lo stadio, la rabbia della sera e della notte, gli scontri del 21 e il mesto ritorno in treno.
Mai più io sarò saggio perché la brutalità dello stato ha bisogno di altre risposte. Forse non siamo morti a Genova come cantano i 99 ma sicuramente stiamo ripartendo.