Secondo giorno di picchetto allo stabilimento Indesit di Teverola dove circa 540 operai sono a rischio licenziamento perché la multinazionale vuole delocalizzare una parte della produzione in Turchia. Una mobilitazione che, seppur blindata dalla triplice, sta crescendo d’intensità perché l’arroganza padronale si è già manifestata chiudendo la porta a qualsiasi ipotesi di revisione del piano esuberi.
Sappiamo bene che, prima o poi, gli operai dovranno fare i conti con le regole dei sindacati concertativi pronti a sbandierare grandi vittorie anche di fronte a centinaia di esuberi. Ma in molti di loro stiamo vedendo la determinazione e la rabbia crescere.
Per questo motivo non li lasceremo soli e, se vorranno, saremo al fianco delle loro azioni di lotta con la consapevolezza che la questione centrale è l’atavica contraddizione capitale/lavoro. Non a caso l’Indesit è soltanto una delle tante aziende che vuole fuggire dall’Italia, dopo peraltro aver attinto alla mangiatoia dei soldi pubblici, per massimizzare il profitto.
Il vero nemico è il sistema capitalista. Sistema che legittima la precarietà, la schiavitù e lo sfruttamento e a cui vogliamo mettere fine lottando per Casa, Reddito e Spazi Sociali.
Vogliamo riprenderci il tempo delle nostre vite e non essere schiavi dei sistemi di produzione.